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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254901
Saltini, Guglielmo Enrico 25 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

natura dei tempi e l’indole dei nuovi studj ci faranno comprendere d’onde nasca la presente luce delle arti belle, e dove vadano a parare le voglie in

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palazzo di Viareggio rimasto incompiuto, sono monumenti che basterebbero soli alla fama di un artista. Ma l’opera sua degna dei più bei tempi dell’arte è

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1791, m. 27 marzo 1859) fu anch’esso valentissimo architetto e ingegnere. Costretto il padre suo dalle politiche vicende de’ tempi a lasciare la patria

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sarebbero compresi nell’antico edifizio molti fabbricati estranei, e tra gli altri la banca dei pagamenti. Ma i troppo magnifici concetti non sono pei tempi

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annesse, a San Donato nei contorni di Firenze dal 1828 al 31; e per essere stato il primo ai nostri tempi, che facesse un disegno per la facciata di

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noi; però ci sembrano almeno sufficienti a provare che non dorme neghittosa, nè schiva, secondo lo concedono i tempi, i precetti e gli esempi dei sommi

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principii falsi e corrotti dei suoi tempi, sebbene contemporaneo del Canova, non la fece avanzare d’un passo. Perchè in tutte le opere sue, i monumenti

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per la chiesa della SS. Annuziata il sepolcro al marchese Luigi Tempi, ove oltre la statua giacente del defunto, è da ammirare il bassorilievo che

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ritoccature, mostrandone! conservare i più delicati rilievi e sottosquadri della forma tale maestria, non più veduta ai nostri tempi.

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: «Io pago e aiuto questi miserabili, ed altri prenderà cura di far imbiancare le volte!» Non pertanto vennero i nuovi tempi per l’arte: ma noi prima di

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detto di lui anche troppo. — GAETANO PIATTOLI (n. 1703, m. 1770 circa), seppe di pittura tanto quanto faceva mestieri ai suoi tempi per esser tenuto in

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A Pisa fiorì in questi tempi Giovan Battista Tempesti, che nel dipingere a fresco non mancò di merito. La sala nell’Arcivescovado di quella città

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tempi plauso oltre il merito. È questi LUIGI ADEMOLLO di Milano (n. 30 aprile 1764, m. in Firenze 11 febbrajo 1849), che venuto giovine tra noi, prese a

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’ingegno, secondo i tempi in che visse, e secondo la propria natura porta la pietra al grande edifizio; e quando i progredimenti sieno innegabili, non è

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altro nei freschi. E sebbene oggi le opere che fece non sieno in fama come ai tempi della sua giovinezza, non possono negarglisi pregi nella

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raggiunto fin qui, e che fanno sperare non lontano il giorno in cui P Italia avrà come nei suoi bei tempi artisti degni della presente civiltà. — MICHELE

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istorie artistiche non ignorano affatto, ebbe più vera e propria vita ai tempi del granduca Cosimo I de’ Medici, che con forte dispendio fondò un ricco

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di figura cinquant’anni fa, era stimata opera da levarne il pensiero, l’averla ai nostri tempi tentata e con ottimo risultamento, dimostra chiaro i

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tempi in Firenze. Mercanteggiò anche di stampe, ma senza ritrarsi dall’esercizio della sua professione, di cui fu operosissimo cultore.

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Cesari, su disegni cavati dai busti della regia Galleria, e dopo alcuni ritratti di Auguste donne de’ suoi tempi, ebbe presto reputazione nell’arte, e

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far prova del suo valore, attendendo liberamente a quelle opere che più gli piacessero. Sono di questi tempi la Madonna della Seggiola, da Raffaello

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Laonde se fin qui, senza tener conto delle antiche tradizioni, senza nemmeno degnare di uno sguardo gli stupendi monumenti dei bei tempi dell’arte

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eccellente dei tempi nostri. Ebbe a maestri il Longhi di Milano e il Rosaspina di Bologna, ma si attenne al fare del Longhi, come si vide fino dai

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premio. Fece poi in più tempi alcune bellissime stampe, tra le quali ci piace ricordare la nascita della Madonna da un fresco di Andrea del Sarto

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venne in fama del primo architetto dei nostri tempi. Eretta in Modena la chiesa dei Padri Teatini, che ottenne a fare per gara d’ingegno coi migliori

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